17. Francesco Sforza a Boccaccino Alamanni e Nicodemo Tranchedini 4 maggio 1458

Mediolani die IIII° maii 1458.
Spectabili et egregio Boccacino de Alamanis consiliario et Nicodemo de Pontremulo secretario nostris carissimis.
Per l’altre nostre haverite inteso quanto sii seguito per lo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recommandati et terre loro, cioè miser Aluise Boleri, conti de Tenda et gentilhomini de Coconato, et li modi quali fin’ad qui ha servati et serva et le bone parole ha usate in volere desistere, che sono state contrarie ad li effecti, et denique del torre la rocha del luogho de Demonte, che era del dicto miser Aluyse, le quale novità et violentie assay ne despiaceno et dano molestia ad l’animo nostro, como ad quello che vorressimo vivere in pace et vicinare bene con ognuno. Tuttavia questi nostri amici et recommandati et per lettere et per messi ne solicitano et stimulano et stringono che vogliamo soccorrere et adiutarli, como siamo obligati per la pace et liga universalle de Italia, quale hano ratificato per nuy. Dal’altro canto ne stringe l’honore che in sul volto nostro vediamo desfare costoro et non li adiutamo. Dapoy, scritte l’altre lettere,* è giunto qua uno Antonello Pagano, secretario del re (a) re Renato, el quale, in nome del prefato re, ce ha facto ambassata et dicto dela iniuria et volentia che fa el duca de Savoya contra dicto miser Aluyse et conti de Tenda s[…] suoy adherenti et recommandati et voluto intendere que remedio facevamo nuy dal canto nostro per adiutarli et defenderli et sottogiunto ch’el prefato re omnino è disposto et se apparechia ad vendicarse de questo ultragio, al quale havemo risposto nuy per lo simile essere obligati ad defenderli et che con rasone non glilo possiamo denegare et che, dal canto nostro, provediamo de adiutarli et così facemo. Apresso el ce ha dicto per parte del prefato re como sua maiestà manda el duca suo figliolo con l’armata ad tuore el stato de Zenova, secundo le conventione hano facto esso duca, in nome dela maiestà del re de Franza, con el duxe et citadini de Zenova, congratulandose de questa cosa con nuy, et, quando esso duca sii in Zenova, el vicinarà bene et porremo reputare che gli habiamo uno bono fratello** (b) etc. Nuy li havemo risposto, ringratiandolo quanto ne è parso conveniente et opportuno in effecto, che havemo piacere de ogni bene et prosperità habii sua maiestà et la serenissima casa de Franza, alla quale siamo devoti et affectionati. Et così domane el dicto Antonello se […] da qui, expedito da nuy cum bona et grata risposta. Siché del tutto volemo participate cum Cosimo et miser Angelo et chi piace ad vuy.

(a) «serenissimo» scritto sopra «re» depennato.
(b) «nostro figliolo» scritto nell’interlinea sopra «bono fratello» depennato e sotto due righe che cominciano con «de Zenova» e «in Zenova». Si noti che la riga sotto «bono fratello» depennato inizia con «è parso».

* «Dapoy, scritte l’altre lettere» si configura come un errore di cui Francesco Sforza si serve per attirare l’attenzione del lettore su Firenze15. Cfr. 2.1.5. «Alcune linee di febbrile corrispondenza», n. 23, che si ripropone qui quasi per intero: «Il giorno dell’arrivo di Antonello Pagano suscita in realtà qualche dubbio: in Firenze17, datata 4 maggio, Francesco Sforza scrive infatti a Nicodemo Tranchedini prima che “Per l’altre nostre haverite inteso quanto sii seguito per lo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recommandati et terre loro, cioè miser Aluise Boleri, conti de Tenda et gentilhomini de Coconato, et li modi quali fin’ad qui ha servati et serva et le bone parole ha usate in volere desistere, che sono state contrarie ad li effecti”, poi “del torre la rocha del luogho de Demonte”, riferendosi rispettivamente a Venezia8, datata 13 aprile, e Roma7, del 3 maggio. “Dapoy”, precisa “scritte l’altre lettere, è giunto qua uno Antonello Pagano, secretario del serenissimo re Renato”: non si capisce francamente a quali “altre lettere” successive al 3 maggio possa riferirsi Francesco Sforza né perché, se l’ambasciatore angioino è giunto a Milano il 4 maggio, non si ricorra più chiaramente all’avverbio “oggi”. Poiché poi Antonello Pagano riparte “domane”, ossia il 5 maggio, non si può non rilevare la rapidità della sua missione. Nelle poche ore trascorse nel capoluogo lombardo non solo espose la sua ambasciata, ma riuscì pure ad accordarsi con il duca, che quindi provvedeva a scrivere a Renato d’Angiò con M44-22r [B]. Questa efficienza suscita in effetti alcune perplessità: è inevitabile domandarsi se Antonello Pagano, che il 25 aprile, come segnalato in Monferrato1, si trovava ad Asti, non sia per caso giunto a Milano prima dell’invio di Roma7, ossia prima del 3 maggio. L’errore consisterebbe nell’aver anticipato il riferimento alla perdita della rocca di Demonte: le parole “Dapoy scritte l’altre lettere” si riferirebbero dunque a Firenze15, del 27 aprile. Si potrebbe quindi supporre che l’arrivo di Antonello Pagano sia avvenuto il 28 o il 29 aprile, determinando il blocco temporaneo dell’invio a Pietro da Gallarate di #M44-19v-20r [C]#, divenuto poi definitivo in seguito alla nascita di Ottaviano Sforza […]: quest’ultimo evento e l’impressione che l’esito dell’ambasciata sarebbe stato un nuovo corso delle relazioni diplomatiche angioino-sforzesche avrebbero infatti reso non più attuali alcune informazioni della missiva (punti 5 e 6 della Tabella 38). Si tratterebbe in sostanza di un’altra inversione cronologica, simile a quella di Firenze15 esaminata alla n. 69, entrambe segnalate dalla presenza dell’avverbio “dapoy”».
Si noti inoltre come «Dapoy, scritte l’altre lettere» si trovi nella riga sopra «re re Renato».
** Può essere il caso di rimandare a Venezia25, documento nel quale Francesco Sforza parla del viaggio di suo fratello Alessandro in Francia e poi in Borgogna.

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