2.1.5. Alcune linee di febbrile corrispondenza

Venezia21 è un documento con il quale il duca, per «avisare […] deli processi delo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recomandati», invia «inclusa la copia de lettere quale novamente ce scriveno li nobili da Cochonato». Dei cinque destinatari indicati, «Marchesio de Varisio», «Boccacino et Nicodemo», «domino Othoni Carreto» e «Antonio de Tritio», il primo e l’ultimo sono depennati rispettivamente con 4 e 2 linee oblique, il quarto con una linea orizzontale: solo i nomi dei destinatari a Firenze non sono barrati.
Nella tabella segnaliamo la ricezione o meno di Venezia21 da parte dei destinatari riportati nella minuta, indicati con il loro luogo di residenza.

Tabella 48

La ricezione di Venezia21

 

Venezia

Firenze

Roma

Napoli

Destinatario depennato?

SI

NO

SI

SI

Ricezione di

Venezia21?

SI

Venezia29

NO

SI

Roma22

NO

In Venezia29, datata 14 maggio 1458, Marchese da Varese riferisce la ricezione di un «mazo» di lettere.

Tabella 49

 

Da Venezia21 (8 maggio)

a Venezia29 (14 maggio)

1

La ricezione di Venezia21

Continuando in avisare quella illustrissima signoria deli processi delo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recomandati, te mandiamo inclusa la copia de lettere quale novamente ce scriveno li nobili da Cochonato, dela quale daray opportuna noticia ad essa signoria. Questa matina ebbe un mazo dala signoria vostra, prima una con molte copie sopra fatti de Gienova, doe altre sopra fatti del duca de Savoya et de quigli gentilomeni soy ricomendati,

Da Venezia23 (10 maggio)

a Venezia29 (14 maggio)

2

La ricezione di Venezia23

Respondendo ad quel che tu scrivi per una toa de dì II del presente, […], dicemo che vogliamo che infinite gratie rendi ad essa illustrissima signoria, […], vogliando sequire el parere et conseglio de questa illustrissima signoria, de novo vogliamo mandare ad esso signore duca per ultima experientia ad pregarlo, confortarlo et admonirlo che voglia lassare el dicto domino Luisi et restituirli le cose soe ad luy et ad li zentilhomini da Cochona’ et conti de Tenda et mettere el dicto domino Aluisi in sua libertà, senza altra obligatione, como era nante ad la dicta novità. Et aspectaremo resposta. Et s’el farà con effecto, nuy remaneremo patienti et ne ingegnaremo de vivere bene et vicinare ben con luy, […]. Quando che luy nol voglia fare, ad nuy serà forza et necessità, […], provedere ad la indemnità delli predicti nostri adherenti per quella via ne parerà megliore et più presta. l’altra lo respondere che la fa sopra la risposta che gli fece hauta da questa signoria sopra li modi ha tenuti et tene lo duca de Savoya verso de sì, […].

Per quanto riguarda le missive concernenti Ludovico di Savoia, riteniamo che l’ambasciatore sforzesco si riferisca a Venezia21, cui era allegata una lettera dei signori di Cocconato (che non si è stati in grado di identificare), e a Venezia23, del 10 maggio, nella quale Francesco Sforza aveva replicato alla risposta data da Pasquale Malipiero a Marchese da Varese a proposito del comportamento di Ludovico di Savoia, riportata in Venezia17.
Ottone del Carretto segnala la ricezione di Venezia21 in Roma22.

Tabella 50

 

Da Venezia21 (8 maggio)

a Roma22 (19 maggio)

1

La ricezione di Venezia21

Continuando in avisare quella illustrissima signoria deli processi delo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recomandati, te mandiamo inclusa la copia de lettere quale novamente ce scriveno li nobili da Cochonato, dela quale daray opportuna noticia ad essa signoria. Ho ancora fatto noticia ala sanctità de nostro Signore dele novità fatte per lo illustre duca de Savoia ali gientilhomeni da Cochona’ et se ne dà maraviglia assay et parelli che vostra excellencia habbi havuta patientia grande et li sia ormay ben licito deffendere li suoy.

Sembrerebbe potersi avanzare l’ipotesi che Venezia21 fu inviata ai destinatari depennati, con la conseguenza che la lettera non sarebbe stata inviata a Firenze. In effetti il 16 maggio1458 inFirenze20 Boccaccino Alamanni segnala di avere «riceuto più lettere», indirizzate non solo a lui, ma anche a Nichodemo Tranchedini, «tutte adpartenente al fatto di Zenoa». L’ultimo destinatario depennato, Antonio da Trezzo, pone tuttavia dei problemi, perché l’ambasciatore sforzesco a Napoli non riferisce in alcun documento di avere ricevuto Venezia21. Né si capisce per quale motivo scrivere in una minuta i nomi di Boccaccino Alamanni e Nicodemo Tranchedini da Pontremoli se poi non si aveva intenzione di inviare loro alcuna lettera. L’ipotesi che si cercherà di dimostrare ora è che, redatta Venezia21, in seguito alla ricezione di Firenze18 si decise di non ricavare dalla minuta la missiva da inviare ai due destinatari a Firenze. Vennero così preparati solo tre originali, diretti a Marchese da Varese, Ottone del Carretto e Antonio da Trezzo, ma l’invio a quest’ultimo fu bloccato dalla ricezione di Napoli15. Per comprendere pienamente gli eventi che interessarono Venezia21, è necessario prendere le mosse da Venezia8.
Il 13 aprile, data di Venezia8, Francesco Sforza decise di scrivere ai suoi ambasciatori a Venezia, Firenze, Napoli e Roma. Dopo avere riassunto le conflittuali relazioni intercorse con il duca di Savoia negli ultimi mesi, compreso il recente attacco sabaudo contro Onorato conte di Tenda e le altre terre di Ludovico Bolleri [18], avvenuto tra la fine di marzo del 1458 e l’inizio del mese successivo, il duca richiese «In executione deli capituli dela pace et liga opportuno favore per la defesa, conservatione et tutela deli […] nostri adherenti et recomendati, […], deliberando totalmente defendere et sostenire li dicti nostri adherenti et recommendati et fare tuto quello ne sarà possibile per la reintegratione et recuperatione del stato loro».
La risposta di Pasquale Malipiero, doge di Venezia, si fece attendere fino al 2 maggio, data di Venezia17 come si può vedere nella tabella qui sotto.

Tabella 51

L’invio di Venezia21 a marchese da Varese

1

13 aprile 1458 (Venezia8)

Francesco Sforza a Marchese da Varese

volemo che subito te debii retrovare con la prefata illustrissima signoria […] et confortarla et pregarla per nostra parte che in executione deli capituli dela pace et liga gli piacia darne opportuno favore per la defesa, conservatione et tutela deli […] nostri adherenti et recomendati, […], deliberando totalmente defendere et sostenire li dicti nostri adherenti et recommendati et fare tuto quello ne sarà possibile per la reintegratione et recuperatione del stato loro.

2

21 aprile 1458 (Venezia9)

Marchese da Varese a Francesco Sforza

Non sia maraviglia ala signoria vostra si sopra questo fatto del duca de Savoya la non abia la risposta così presta, che molto ben credo la sapia et intenda li modi de qui, che, dove accade qualche inportantia come è questa, lo principe et signoria sempre toglie tempo di dovere esser insieme con loro Consiglio, per dovere deliberare et poy rispondere, et è presta et lenta secondo che gli gusta, […]. Hauta che ebbe soa lettera et comandamento, marte matina, in quella hora ne foy dal prelibato principe et signoria. Fece soa ambasata in questa forma: che volendo la vostra signoria in ogni suo fatto per sempre voler participare et concorrere con la soa, […], gli pariva doverla avisare sopra quanto gli accade in quisti fatti del duca de Savoya et, aciò che tutto meglio posesse intendere, mi pariva dovergli legere la propria lettera […]. La risposta del principe: che, si parendome gline dovesse lassare copia, serano insieme con loro Consiglio, secondo l’usanza, dapoy, secondo la soa deliberatione, mi serà fatta la risposta, la quale facio solicitare.

3

24 aprile 1458 (Venezia11)

Marchese da Varese a Francesco Sforza

Ritornati dala messa a casa, soa signoria rimandò per mi, dicendo per partecipare con sì d’una lettera gli scrive lo .. duca de Savoya contene doe parte, una molto gratularse dela soa creatione, secondo più ampiamente gli referirano soy ambasatori, li quali dise voler mandare fra pochi dì, l’altra gli piacia avisarlo dela fermeza di quel giovane novo re de Cipri, s’el sia morto o non, […]. Ringratiay soa signoria secondo sa convene. Dapoy gli disse, perché, havendo già alcun dì fatta quella ambasata sopra fatti del .. duca de Savoya, che, si forse soa signoria facesse pensciero ala deliberatione et risposta soa per tenere in tempo fin’ala venuta de ditti ambasatori, che si facendo tale pensciero la cosa non serea di pare, perché lo ditto .. duca de Savoya già ha tolto quelle castelle a quigli gentilomeni soy ricomendati, campegia et tutta volta seguita la impresa a soy magiori danni. Fatto aspectare, soa signoria rispose che ancora per quisti doy dì non si posseva fare […], che dapoy si darà modo ala deliberatione et risposta soa. Et pur si temporegia, però che, dapoy fece soa ambasata, pregay son fatti ben doe volte.

4

26 aprile 1458 (Venezia12)

Marchese da Varese a Francesco Sforza

Avisay vostra signoria per le mie ultime dela risposta hauta del principe et signoria sopra fatti del duca de Savoya. Per ancora non sento altra più soa deliberatione. Attendo soa risposta. Hauta che la sabia, di subito gline darò aviso.

5

28 aprile 1458 (Venezia13)

Francesco Sforza a Marchese da Varese

Havemo recevuto tre tue littere, le due de XXI et l’altra de XXIIII° del presente, per le quale restiamo advisati […] del comunicare con ti ha facto quello illustrissimo principe et signoria de […] quanto gli ha scripto el duca de Savoya […], al che non ne accade dire altro, si non che del tucto per nostra parte rengratiaray summamente essa illustre signoria et solicitaray de havere la resposta ch’ella te ha affare per li facti del predicto duca de Savoya, secondo te scripsemo, non havendotela facta ala recevuta de questa, perché ad noy tale resposta importa assay.Post datum. Sonno più dì ch’el se retrova qui Barthomeo Pisani, genero del magnifico messer Michele, quale se è absentato da Venexia per la casone che tu devi sapere, et cum instantia ha cercato et cerca de havere da noy provisione et stare in la corte nostra come gentilhomo, et perché noy consideramo che, quando da noy havesse provisione et stesse in la corte nostra per gentilhomo, che a quella illustrissima signoria non piaceria, siando suo bandezato come el è, per torselo da le spalle più honestamente che sia possibile havemo facto una lettera per la quale appare come te havemo scripto de questo facto et che tu ne respondi secondo se contene in la copia inclusa, la quale te mandiamo ad toa informatione, adcioché, s’el occorresse che tu per qualche via ne fusse domandato per li soy parenti o altre persone, sappi come governarte et respondere, per modo non venghi ad variare da questo che noy havemo ordinato in tuo nome, la quale lettera havemo facto monstrare al dicto Bartholomeo, el quale poria essere che de ciò daria adviso ad li soy lì.

6

2 maggio 1458 (Venezia17)

Marchese da Varese a Francesco Sforza

Soa risposta in questa forma: che non me debia marevigliare si havendo tenuto in tempo qualche dì più che non bisognava per farme ditta risposta, la casone perché haveva alcun aviso che ambasciatori del .. duca de Savoya erano gionti a Ferrara, che, daben soa signoria gli abia scripto inanze tratto manda ditti soy ambasciatori per congratularse di soa creatione, che a loro pare gli debia mandare più presto per altra casone che per questo, considerato che già sey mesi è fatto duse. Dise che non gli piace per cosa nesuna ch’el .. duca de Savoya né altri si mova a nesuno dispiacere dela signoria vostra, che, si pur quando luy o altri lo faciesse o faciesse fare, che dal canto suo, per lo intrinsico amore, unione et liga havite insieme, sempre serano presti per lo amore et per lo debito quanto per lo stato suo medesmo, ma, perché considerato una parte che la signoria vostra me scrive, che, si no per diportarse più consideratamente, già gli avrea proveduto et si ancora parisse a questa soa signoria de fargli altra provisione, che gli pare la signoria vostra molto ben se diporta in ogni suo fatto, ma ch’el suo ricordo et parire serea questo: che la signoria vostra, per diportarse ancora meglio, considerato lo pacifico et ben vivere per lo honore d’Ytalia, che ancora gli piacia di voler tractare meglio questa cosa con lo duca de Savoya, ch’el voglia restare dale offese verso deli collegati et ricomendati soy et ristorargli del danno fatto, che, si quando altramente pur facia, che dal canto suo sempre farano lo debito verso dela signoria vostra, con molte altre parolle assay amorevole conveniente ala materia. […].Frategli del ditto [19] Bartholomeo più di mi fecero parlare et poy loro, sempre dicendo se io haveva lettera nesuna dela signoria vostra. Rispose sempre de non, come era il vero, perché in fin’alora non haveva soa lettera. Ne aviso che già più dì de questa cosa n’à avisato soy frategli, siché la lettera fece fare là in mio nome non vene a servire a tempo.

7

2 maggio 1458 (Venezia16)

Francesco Sforza a Marchese da Varese

Per altre nostre haveray inteso quanto te habiamo scritto deli modi ha servati et serva lo illustre signore .. duca de Savoya verso li conti de Tenda, miser Aluise Boleri et gentilhomini de Coconato, […], et con quanta iustificatione ne siamo passati, […] per non venire ad rincrescimento con luy, […], credendo pur ch’el prefato signore duca dovesse […] desistere da tale novitate: may non ha voluto venire ad veruno bono effecto. Ha ben dato bone parole: mo ch’el era contento liberare miser Aluise, mo ch’el voleva levare il campo dale offese loro, ma dal’altro canto ha facto el contrario, perché, non che habii liberato miser Aluise né revocato el campo, novamente ha tolta la rocha de Demonte, como tu vederay per la originale lettera propria che ne scrive el conte de Tenda, quale te mandiamo inclusa. […]. Le qual cose vedendo nuy […], siamo necessitati ad provedere et adiutarli […] et così deliberamo de provederli. Ne maravegliamo bene che fin’ad qui non ce habbi facto risposta alcuna ad le nostre lettere de quello te habii resposto quella illustrissima signoria, la quale volemo che avisi de queste cose como passano. Nun havendo anchora havuto risposta, solicita haverla, rendendoci certissimi che la prefata illustrissima signoria haverà inteso et intenderà la rasone et iustificatione nostra et iudicarà non ne moviamo se non con rasone et necessitati dali oblighi dela pace et liga che havemo verso dicti nostri recomendati, per non lassarli perire, et che haverà caro et riguardo al’honore nostro, […].

8

7 maggio 1458 (Venezia20)

Marchese da Varese a Francesco Sforza

Dapoy, hauta lettera dala signoria vostra pur sopra fatti del .. duca de Savoya con la introclusa di quello gentilomo da Tenda, ricompagnata soa signoria al palacio, foy in audientia, […].

9

8 maggio 1458 (Venezia22)

Marchese da Varese a Francesco Sforza

Ebbe la soa dupplicata lettera. Con la introclusa copia di quello suo gentilomo de Tenda fece soa ambasata, […]. Replicando quanto la signoria vostra fa caso del torto et grave iniuria gli fa lo .. duca de Savoya verso de quigli soy gentilomeni ricomendati, che essendo tirata per forza gli è necessario de provedergli, lo principe me disse si per ancora la posseva habere la risposta soa che me fo fatta. Rispose ormay che sì, ma che ditta risposta, si ben la se ricorda, fo assay legiera, che la non basta, si non essendoli proveduto altramente, […]. Altra risposta non me fo fatta. Ben disse sereveno insieme con la deliberatione soa et poy me si farea.

10

8 maggio 1458 (Venezia21)

Francesco Sforza a Marchese da Varese

Continuando in avisare quella illustrissima signoria deli processi delo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recomandati, te mandiamo inclusa la copia de lettere quale novamente ce scriveno li nobili da Cochonato, dela quale daray opportuna noticia ad essa signoria.

Dopo avere ricevuto il 18 aprile Venezia8, Marchese da Varese si reca subito da Pasquale Malipiero, dal quale tuttavia al momento in cui scrive, ossia il 21 aprile, non è stato ancora informato della deliberazione presa dal Consiglio rispetto all’ambasciata da lui compiuta (2). Il 24 aprile l’inviato milanese segnala che il doge gli ha riferito l’intenzione di Ludovico di Savoia di inviare ambasciatori a Venezia: Marchese da Varese lo ha ringraziato, ma anche esortato a non attendere il loro arrivo per rispondere a Francesco Sforza, perché nel frattempo il duca sabaudo potrebbe infliggere ulteriori danni. Pasquale Malipiero ha tuttavia replicato all’inviato che dovrà attendere almeno fino al 26 aprile (3), quando però la situazione risulta immutata (4). Due giorni più tardi in Venezia13 Francesco Sforza riferisce di avere ricevuto Venezia9 e Venezia11: nel caso in cui alla ricezione della stessa Venezia13 non sia ancora stata comunicata la deliberazione del Consiglio, esorta l’inviato a sollecitarla. La missiva accenna anche a Bartolomeo Pisani: bandito da Venezia, ha chiesto al duca di accoglierlo in corte. Francesco Sforza, che non vuole problemi con il doge, segnala di avergli mostrato Venezia14, lettera solo apparentemente inviata da Marchese da Varese: il documento, in cui si simula che Francesco Sforza abbia scritto al suo inviato di Pisani, è infatti un falso, prodotto ad arte dalla cancelleria per inventare un pretesto che consenta al duca di non accettare la richiesta. Poiché Bartolomeo potrebbe avvisare di Venezia14 i parenti, il duca invia all’ambasciatore la lettera, in modo che, se interrogato al riguardo, non fornisca risposte discordanti da essa (5). La ricezione di Venezia13 viene segnalata in Venezia17, datata 2 maggio, in modo per così dire indiretto. In quest’ultima lettera Marchese da Varese scrive infatti che Bartolomeo Pisani aveva già informato di Venezia14 i fratelli, che a loro volta gli hanno chiesto se aveva ricevuto una lettera dal duca: l’ambasciatore ha però risposto, smentendo quindi il duca, «de non, come era il vero, perché in fin’alora non haveva soa lettera», affermazione che implica al momento della scrittura di Venezia17 la ricezione di Venezia13, con l’allegata Venezia14. Come risulta dalla stessa Venezia17, il 2 maggio Pasquale Malipiero parla finalmente di Ludovico di Savoia, innanzi tutto chiarendo che la ragione del ritardo nel rispondere è dipesa da un’informazione che segnalava l’arrivo di ambasciatori sabaudi a Ferrara: Ludovico di Savoia aveva avvisato che si sarebbero dovuti congratulare con il doge per la sua nomina, ma, poiché l’elezione era avvenuta sei mesi prima, si era pensato che forse venivano per quale altro motivo. Pasquale Malipiero chiarisce in ogni caso di non gradire il comportamento sabaudo, anche se consiglia a Francesco Sforza di continuare le trattative (6). Il 2 maggio il duca di Milano scrive di nuovo a Marchese da Varese segnalando in Venezia16 che Ludovico di Savoia ha preso la rocca di Demonte: Francesco Sforza, che non può avere già ricevuto Venezia17, datata proprio 2 maggio, si meraviglia di non avere ancora avuto risposta da Venezia e al riguardo esorta di nuovo l’inviato (7). Venezia16 viene ricevuta da Marchese da Varese il 7 maggio (8). Il giorno successivo in Venezia22 l’ambasciatore riferisce la ricezione di una duplicazione della stessa Venezia16, con la «introclusa copia di quello […] gentilomo de Tenda» [20], spedita probabilmente il giorno successivo l’invio di Venezia16, al fine di sollicitare una determinazione da parte del doge (9). Si giunge così all’8 maggio, quando, non avendo ancora alcuna notizia di Venezia17, che arriva a Milano il 10 maggio, in cancelleria si redige Venezia21 (10), minuta da cui viene innanzi tutto ricavata la lettera diretta a Marchese da Varese.
Esaminiamo ora quella che riteniamo essere la mancata redazione dell’originale diretto a Firenze, partendo dalla ricezione di Venezia8 da parte di Nicodemo Tranchedini.

Tabella 52

Il mancato invio di Venezia21 a Nicodemo Tranchedini

1

13 aprile 1458 (Venezia8)

Francesco Sforza a Marchese da Varese

volemo che subito te debii retrovare con la prefata illustrissima signoria […] et confortarla et pregarla per nostra parte che in executione deli capituli dela pace et liga gli piacia darne opportuno favore per la defesa, conservatione et tutela deli […] nostri adherenti et recomendati, […], deliberando totalmente defendere et sostenire li dicti nostri adherenti et recommendati et fare tuto quello ne sarà possibile per la reintegratione et recuperatione del stato loro.

2

19 aprile 1458 (Firenze9)

Nicodemo Tranchedini a Francesco Sforza

Hogi, terzo dì, a sera hebi la vostra de 13 circa al’insulto facto per lo illustre .. ducha de Savoya contra quelli vostri confederati et recomandati etc., la quale mostray quella medesima sera al magnifico Cosimo. Heri matina de suo parere la mostray ad questa excelsa .. Signoria, dala quale, […], hebi questa conclusione: che non expectavano questa novità dal canto del prefato .. duca […], essendo le cose dela universale pace et ligha de Italia nel’assecto et accordo che sono […], et che gli dolia esso .. duca se fosse mosso tanto inconsideratamente ad non mostrare de extimare le obligatione sono in dicta pace et liga […], […], il perché, et per rispecto ancora che reputano essere unum et idem cum vostra illustrissima signoria, non dubitavano che questo populo ve aiutaria et concoreria ad vendicare questa iniuria […] et che hogi haverianola Pratica, la quale non dubitavano de trovare in questo medesimo proposito, poy me responderiano più fundatamente. […]. Questa matina hanno havutala Pratica, […]. Per alcuni de loro so’ avisato mo mo che è stato favellato et recordato in vostro favore ut nil melius et che siate aiutato al possibile et ultra so vorano avisare Cosimo de tuto, poy me responderano et io de tuto avisarò vostra illustrissima signoria.

3

20 aprile 1458 (Firenze11)

Nicodemo Tranchedini a Francesco Sforza

Heri avisay vostra sublimità del’aviso havevo dato ad questa excelsa signoria dela inquietatione, turbatione et insulto dato per lo illustre .. signore .. duca de Savoya ad quelli vostri recomandati et adherenti etc. et como questa .. Signoria havia risposto molto gratamente et honorevelmente verso vostra illustrissima signoria, ma che, per servare li ordeni loro, haviano deliberato preponere tuto ad una loro Pratica […] per potervi rispondere più substancialmente e dissi ancora como heri haviano havuta dicta Pratica et che da tuti gli era stato ricordato havessero cura al facto vostro quanto che al loro medesimo etc. Questa matina li .. signori mandarono per me et de novo repigliarono le parole de hogi terzo dì et cum summa affectione me fecero questa conclusione: che havevano havutala Praticadeli più scelti homini de questa città, quali tuti concorditer haviano ricordato che omne speranza de questo populo è nel sapere et potere de vostra celsitudine et per questo, etiam perché l’amicicia vostra et loro è senza veruna lesione o macula o fictione, consigliavano che ad verun modo se patesse al prefato .. duca né a verun altro alcun vostro mancamento, ymo senza verun riservo se havesse cura al facto vostro como a principale scudo et tutella de questa repubblica et libertà et che, bixognando, ad omne vostra posta se venisse ad tute quelle provisione ve paressero necessarie per salveza del’honore et stato vostro, quali reputavano loro proprii, et che cossì me respondevano, […]. Et poy che hebero dicto bon pezzo […], me fecero quest’altra conclusione: «Noy diramo più circa questi effecti et a satisfactione del desiderio del .. signore vostro, se non che sapiamo […] ch’el se persuade habiamo ad concorere ad tute le voglie sue, como quelli che dala felice memoria del .. signore suo patre fomo benissimo serviti et da luy ut nil melius, et che intendiamo non havere a dubitare de persona finché ce intendiamo bene ad sieme et che anche questa nostra intelligentia habia ad fare stare col pede al segno qualunche cercasse perturbare et molestare la quiete de Italia».

4

27 aprile 1458 (Firenze15)

Francesco Sforza a Nicodemo Tranchedini

Havemo inteso quanto ne scrivi per le tue de dì XX del presente: havere consultato col magnifico Cosimo et poy conferito con quella excelsa signoria circa quelle novità fa el .. duca de Savoya contra quelli nostri .. adherenti et recommandati et le humanissime et liberalissiime risposte ne fa quella signoria circa questa materia. Volemo che tu la ringratii per nostra parte quanto te sii possibile et l’avisi como havemo mandato dipoy ad lo prefato duca de Savoia ad dirgli ch’el vogli revocare quelle gente et le offese da quelli nostri perché nuy non procediamo più ultra et, così revocandole, non haveramo ad fare altro, ma quando questo non se faci alhora te aviseremo de quello ne parirà de rechiedere da quella signoria. Et questo havemo voluto fare per più iustificatione dal canto nostro, […].

5

1 maggio 1458 (Firenze16)

Nicodemo Tranchedini a Francesco Sforza

Heri sera hebi la vostra de 27 del passato. Mostrala al magnifico Cosimo. Non gli pareva fosse altramente da regraciare questa excelsa .. signoria dela bona risposta fecero ad vostra illustrissima signoria per la richiesta contra el .. duca de Savoya, havendola io regraciato una fiata. Recordando io che la signoria che intrava hogi non havia informatione de questa materia et sotto colore de regraciarli io gli potia informare, fo contento. Cossì farò domane, […].

6

3 maggio 1458 (Roma7)

Francesco Sforza a Nicodemo Tranchedini

Vuy devete havere inteso quello ve havemo scripto delle novitate fatte per lo illustrissimo signore duca de Savoya contra el magnifico domino Ludovico Bollero et domino Honorato conte de Tenda, […]. Havendo dapoi nuy facto intendere al prefato signore duca ch’el faceva […] contra li capituli della pace et liga universale de Italia, ha demonstrato et scriptone et factone scrivere che lo voleva relaxare et revocare le zente soe dalla impresa, dimonstrando questa novità essere facta contra la mente et ordinatione, et niente è sequito. Imo havemo inteso che le gente del prefato duca hano toltola Rocha, Demonte, di lochi principali che havesse esso domino Ludovico, como intenderete per la introclusa copia de lettera d’esso domino Honorato, la quale cosa […] non la volemo comportare per modo alcuno. Siché del tutto volemo ne avisi la sanctità de nostro Signore, adciò intenda el tutto et sappia che, se veneremo ad cosa alchuna, gli veneremo non per voluntà, ma constrecti da necessità […], perché el desiderio nostro seria de vivere bene et pacificamente con tutti.

7

4 maggio 1458 (Firenze17)

Francesco Sforza a Boccaccino Alamanni e Nicodemo Tranchedini

Per l’altre nostre haverite inteso quanto sii seguito per lo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recommandati et terre loro, cioè miser Aluise Boleri, conti de Tenda et gentilhomini de Coconato, et li modi quali fin’ad qui ha servati et serva et le bone parole ha usate in volere desistere, che sono state contrarie ad li effecti, et denique del torre la rocha del luogho de Demonte, che era del dicto miser Aluyse, le quale novità et violentie assay ne despiaceno et dano molestia ad l’animo nostro, como ad quello che vorressimo vivere in pace et vicinare bene con ognuno. Tuttavia questi nostri amici et recommandati et per lettere et per messi ne solicitano et stimulano et stringono che vogliamo soccorrere et adiutarli, como siamo obligati per la pace et liga universalle de Italia, quale hano ratificato per nuy. […]. Dapoy, scritte l’altre lettere, è giunto qua uno Antonello Pagano, secretario del serenissimo re Renato, el quale, in nome del prefato re, ce ha facto ambassata et dicto dela iniuria et volentia che fa el duca de Savoya contra dicto miser Aluyse et conti de Tenda et voluto intendere que remedio facevamo nuy dal canto nostro per adiutarli et defenderli et sottogiunto ch’el prefato re omnino è disposto et se apparechia ad vendicarse de questo ultragio, al quale havemo risposto nuy per lo simile essere obligati ad defenderli et che con rasone non glilo possiamo denegare et che, dal canto nostro, provediamo de adiutarli et così facemo. […]. Et così domane el dicto Antonello se […] da qui, […].

8

8 maggio 1458 (Venezia21: non inviata)

Francesco Sforza a Boccaccino Alamanni e Nicodemo Tranchedini

Continuando in avisare quella illustrissima signoria deli processi delo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recomandati, te mandiamo inclusa la copia de lettere quale novamente ce scriveno li nobili da Cochonato, dela quale daray opportuna noticia ad essa signoria.

9

16 maggio 1458 (Firenze20)

Boccaccino Alamanni a Francesco Sforza

Io ho riceuto più lettere dalla illustrissima signoria vostra le quale si dirizavano ad Nichodemo et ad me et tutte adpartenente al fatto di Zenoa, […].

Nicodemo Tranchedini riceve Venezia8 il 16 aprile: la sera dello stesso giorno la mostra a Cosimo de’ Medici. Su suggerimento di quest’ultimo il 18 aprile esibisce la lettera ai Signori, che si meravigliano di Ludovico di Savoia, rimandando una dichiarazione ufficiale alla Pratica del giorno successivo, convinti in ogni caso che si sarebbe assicurato a Francesco Sforza ogni sostegno (2). In Firenze11, datata 20 aprile, l’inviato milanese riferisce che quello stesso giorno i Signori lo hanno chiamato. Dopo avere esordito con le parole del 18 aprile [21], gli hanno comunicato l’esito positivo della Pratica: Firenze non intende permettere a Ludovico di Savoia alcun atto offensivo nei confronti di Francesco Sforza ed è anzi disposta ad aiutare il duca di Milano nei modi che egli riterrà necessari (3). La ricezione di Firenze11 viene segnalata il 27 aprile in Firenze15, lettera nella quale il duca di Milano ringrazia la Signoria e riferisce di avere «dipoy» mandato a dire al duca di Savoia di «revocare quelle gente» [22]: se lo farà, non vi saranno ulteriori sviluppi, in caso contrario avviserà Nicodemo Tranchedini di quello che riterrà opportuno richiedere alla Signoria (4). Il 30 aprile l’inviato sforzesco mostra Firenze15 a Cosimo de’ Medici, che ritiene non sia da ringraziare ulteriormente la Signoria. Poiché tuttavia la nuova Signoria, che si sarebbe insediata in quello stesso giorno, non era informata della vicenda, l’ambasciatore rileva che con il pretesto di ringraziarla avrebbe potuto metterla al corrente: Cosimo de’ Medici approva la proposta (5). Il 3 maggio Francesco Sforza informa della perdita della rocca di Demonte (6) e il giorno successivo dell’ambasciata di Antonello Pagano [23]: Renato d’Angiò vuole vendicarsi del comportamento del duca sabaudo e chiede al duca di Milano come intende comportarsi. Francesco Sforza risponde di essere obbligato a intervenire in difesa di Ludovico Bolleri e Onorato Lascaris (7) [24]. Si arriva così all’8 maggio, quando viene redatta Venezia21, minuta da cui è innanzi tutto ricavata la lettera da inviare al primo destinatario indicato, ossia Marchese da Varese. Al momento di scrivere a Boccaccino Alamanni e Nicodemo Tranchedini viene ricevuta Firenze16 (5). Dalla lettura della missiva risulta che per mettere al corrente la nuova Signoria dei rapporti tra Francesco Sforza e Ludovico di Savoia l’inviato milanese è dovuto ricorrere alla scusa dei ringraziamenti: il duca comprende che è preferibile non insistere oltre nel fornire informazioni sulla vicenda e decide di non procedere nella redazione di alcuna lettera diretta a Firenze (8), anche perché, dopo avere già scritto due volte pochi giorni prima, il 3 e il 4 maggio (6 e 7), non sarebbe stato facile per il suo inviato escogitare nuovi pretesti per riferire le notizie. In Firenze20, del 16 maggio, come già accennato a pag. 88, Boccaccino Alamanni conferma il mancato invio di Venezia21 segnalando la ricezione di lettere riguardanti solo la vicenda di Genova (9).
Esaminiamo ora la ricezione di Venezia8 da parte di Ottone del Carretto.

Tabella 53

L’invio di Venezia21 a Ottone del Carretto

1

13 aprile 1458 (Venezia8)

Francesco Sforza a Ottone del Carretto

volemo che subito te debii retrovare con la prefata illustrissima signoria […] et confortarla et pregarla per nostra parte che in executione deli capituli dela pace et liga gli piacia darne opportuno favore per la defesa, conservatione et tutela deli […] nostri adherenti et recomendati, […], deliberando totalmente defendere et sostenire li dicti nostri adherenti et recommendati et fare tuto quello ne sarà possibile per la reintegratione et recuperatione del stato loro.

2

21 aprile 1458 (Roma2)

Ottone del Carretto a Francesco Sforza

Per lettere de vostra excellencia de XIII de questo, ricevute hogi ad hore X, ho inteso quanto havea a rechiedere ala sanctità de nostro Signore per le violentie fatte ali gientilhomeni da Cocona’, a domino Aluysi Bolero et ali conti de Vintimiglia, […], per lo illustre signore duca de Savoya, per la qual cosa, essendo questa sera a palazo per havere audientia dala sanctità de nostro Signore, achade venire il reverendissimo cardinal de Pavia et essendo esso ala presentia del nostro Signore fuy chiamato a quella et in sua presentia feci l’ambasiata pienamenti, […]. Sua sanctità benignamenti rispose che se maravigliava che lo illustre duca de Savoya fecesse questa impresa et laudò la pacientia havuta per vostra excellencia et l’honesta richiesta de quella, […]. Poy mi disse ch’io stesso ordinasse quello mi parea de bisogno in fare et in dire che lo farà. Rigratiay sua sanctità de la benigna proferta. Poy, quanto al provedere secondo ch’io dicesse, non intendando più distinctamente a qual fine voglia vostra excellencia questa cosa reuscire qua, risposi poteva sua sanctità vedere et intendere o comettere ad altri che intendesse il tenore di capituli dela liga et secondo il tenore de quelli opportune providere. Tandem rispose ch’io stesso li vedesse et poy seria con sua sanctità et immediate consulteria quello fusse a fare, il perché prenderò domane in questa cosa consultatione col reverendissimo cardinal de Pavia, qual è stato presente ala preposta et risposta, item con lo reverendissimo cardinal de Fermo, il qual ha queste cose molto in prompto et senza il qual la sanctità de nostro Signore non procederia in questa cosa et è ali favori de vostra excellencia ben disposto. Et deliberando de quella via parerà megliore, vederò de conducere la cosa in tal modo che para piutosto che la sanctità de nostro Signore da sé interpreti la continentia di capituli in quello modo che per instigatione mia, siché, se ad altri paresse per sua sanctità fatto o più o manco, posseno ascriverlo a quella et non al rechiedere fatto per parte de vostra excellencia, […], ma asay mi fia verisimile che per quanto li capituli soneno, et maxime la declaratione fatta a Napoli sulo primo capitolo, item per lo desiderio che ha sua sanctità de havere qua li oratori dele potentie de Italia, ella prenderà partito sotto questo colore de rechiedere le prefate potentie a mandare qua, per questo scrivendo però ancora al duca de Savoya che voglia desistere da tal impresa etc.

3

23 aprile 1458 (Roma3)

Ottone del Carretto a Francesco Sforza

Questa sera son stato per pigliare l’ultima risposta dala sanctità de nostro Signore dela provisione vole fare ala rechiesta de vostra excellencia contra lo illustre duca de Savoya. Sua sanctità me ha fatto dire che domane mi darà risposta. Ali reverendissimi cardinali de Fermo e de Pavia pare che sua sanctità habbi a monire lo illustre duca de Savoya che desista da tal offese et restituisca etc., aliter infra XX dì mandi qua suoy oratori ad intendere quello serà deliberato per sua sanctità et li oratori dela liga. Item li pare che habbi a rechiedere per sua bolla li principali dela liga che mandeno qua, infra XX dì poy la rechiesta a loro fatta, li loro oratori per provedere a questo.

4

28 aprile 1458 (Roma4)

Francesco Sforza a Ottone del Carretto

Havemo recevuto le vostre lettere de dì XXI del presente et inteso quanto ne scrivete circa le cose explicate per nostre parte ad la sanctità de nostro Signore in lo facto de miser Aluyse Boleri, li conti de Vintimiglia et nobili de Cochonato, […], le qual cose tutte ne sono state gratissime […]. Ma perché dicete che sua sanctità vi ha dicto che ordinassi quello fusse necessario et credite che ne participarebbe col reverendissimo monsignore cardinale de Fermo et sotto questo colore prenderia partito de rechiedere le potentie dela liga ad mandare loro ambaxadori lì in corte, scrivendo però etiandio opportune al prefato signore duca de Savoya, dicimo che credemo che sua sanctità, […], provederà quanto serà expediente, pur nientedemeno, perché a nuy pare che quela via andaria molto in longo, […], ricordarete ad sua sanctità, et così ad lo prefato monsignore de Fermo et al nostro de Pavia, che fra questo mezo questi nostri amici et recommendati seriano desfacti, perch’el duca de Savoya tuttavia li stringe et opprime, […]. Però instarete che sua sanctità interim ne scriva uno breve de questo effecto: como l’ha inteso de questa novità et le iustificatione che sono dal canto nostro et che non solum como capo et conservatore dela liga è contenta de provederli, ma che ancho li pare non restiamo però nuy, s’el prefato illustre signore duca non se retrahe dala principiata impressa, de providere expedienter, […]. Appresso scriva al duca de Savoya in effectu reprendendolo deli modi ha servati et serva et del venire ad le arme, la qual cosa al tutto è prohibita ad qualunque compreso in la liga, […], perché de ogni differentia, […], che naschi fra le potentie d’essa o membri o adherenti in essa liga prima et principalmente se debbe deponere le arme et restituire le cose in essere suo et starne al iudicio et determinatione de sua sanctità et deli altri dela liga. Et esso duca non ha facto veruna de queste cose et però li commanda ch’el debba revocare le gente et restituire le cose tolte et liberare el dicto domino Aluise Boleri et desistere da queste novità et violentie et stringerlo per tutte quelle rasone che parirano ad sua beatitudine, per provedere prestissimamente ad questa cosa, subiungendo che, facendo così, comandarà a nuy che non procediamo a niuna via de facto et che deponiamo le arme, aliter non vede como possa honestamente retraherne dalo adiuto et favore deli adherenti nostri, […]. Siché studiative et sforzative per ogne modo che sua sanctità faci questa provisione et scriva ad nuy et subito se mandi le lettere al dicto duca de Savoya et de quanto haverite facto subito ne avisariti, […].

5

2 maggio 1458 (Roma6)

Ottone del Carretto a Francesco Sforza

Expettando pur che la sanctità de nostro Signore pigliasse ferma deliberatione in le cose delo illustre duca de Savoia, ho indusiato fin’a qui a fare risposta perché in vero sua sanctità molto è stata suspesa. Nam, come per lettere de XXI del passato io scrissi, sua sanctità molto se monstrava prompta, poy, a dì XXIIII, […], la trovay molto dubiosa nel modo de provdere et non li pareva de usare verso quelli dela liga, et presertim verso la maiestà del re de Ragona, requisitione alcuna in virtute capitulorum, ma piutosto una exhortatione ad pacem paternalmente. Io non mi monstray volunteroso che sua sanctità desse remedio a questa guerra più per un modo che per un altro, perché non haveva chiara la voluntà de vostra excellencia, ma con debita honestà solo rechiedeva sua sanctità a provedere de opportuno favore per la defesa et tutella deli adherenti e ricomendati de vostra excellencia, […], et aliter come meglio le paresse, solicitandola de celere expedicione, propter incombentia pericula. Poy intesi che il reverendissimo cardinal de Roano haveva ditto a sua sanctità molte cose in excusatione del duca de Savoia, dicendo domino Ludovico Bolero havere tractato alcune cose tra lo illustre delfino et vostra excellencia le quale non erano state grate ala maiestà del re de Franza, item che questo gientilhomo et quelli de Tenda sono nel dominio delo illustre duca de Savoya, item che haveveno alcune obligatione con lo serenissimo re Renato et multa, per la qual cosa fuy con lo prefato reverendissimo cardinal et, […], monstrò de intendere et laudare la honestà et patientia de vostra excellencia, dicendo che per lo vescuo de Turino li era scritto tal cosa, ma intendando quello li dissi che voleva essere a persuadere ala sanctità de nostro Signore desse remedio opportuno […]. Poy, a dì XXVIII, fuy con la sanctità de nostro Signore, ala qual feci più distintamente intendere domino Loyso Bolero non havere fatto né tractato tali capituli, ma essere state fictione, item che né luy né li conti de Tenda né quelli da Cochonate haveveno obligo alcuno de subiectione alo illustre duca de Savoia, et con quanta dishonestà et senza alcuno colore de rasone era fatta tal novità contra questi veri et indubitati adherenti et ricomandati de vostra excellencia. Sua sanctità rimasse molto bene hedificata et satisfatta et così ordinò se fecesse ala maiestà del re et ali altri principali dela liga lettere apostolice III, bullis plumbeis clausis, et un’altra al duca de Savoia, in quella forma che vederà vostra excellencia per le incluse copie. Et così già sono scritte le [bu]lle et credo questa matina serano spazate, se non muta proposito.Et perché questi dì lo ambasiatore de Sena ha fatto molte querelle al papa, allegando molti sospetti del conte Iacobo et rechiedendo sua sanctità volesse convocare quelli dela liga per dare ordine a sostinere la pace, sua sanctità ha deliberato de tal materia fare alcuna mentione in queste bolle, come per ditte copie vederà vostra excellencia.

6

sine data [1 maggio 1458] (Roma9)

Niccolò V ad Alfonso d’Aragona, Francesco Sforza, al doge di Venezia e ai Fiorentini

Dubitamus, ex his que nobis diversis ex partibus dietim nunciantur, ne pax italica quoquomodo turbetur, de qua re cum dilecti filii cives senenses, tum alii conplures non pauca nobis prebuerunt indicia. […]. Itaque, […], serenitatem tuam hortamur et enixe requirimus ut, […], de remediis opportunis ad conservaconem comunis quietis nobiscum toto animo assurgas et, nichilominus, oratores tuos ad nos quam cicius mittere non postponas, ita ut, saltem infra viginti dies, […], a die recepcionis presencium computandos, coram nobis compareant de tua intencione plene instructi, ut, cum eis et aliis quos ad rem huiusmodi vocab vocamus, super ipsius italice pacis conservacione debitis et opportunis modis providere sine ulteriori more possimus.

7

sine data [1 maggio 1458] (Roma10)

Niccolò V a Ludovico di Savoia

Dolemus non mediocriter inter te et dilectum filium nobilem Franciscum Sfortiam vicecomitem, ducem Mediolani, […], eas discordiarum causas oriri quas ex gravi querela per oratorem suum nobis exponitas accepimus. […]. Quocirca, […], hortamur nobilitatem tuam […] et requirimus ac nichilominus tibi, […], precipiendo mandamus ut […], velis, a vexationibus huiusmodi desistens, arma deponere, spolia restituere, captivos relaxare subsecutasque novitates revocare, denique adherentes ducis predicti quietos liberosque dimittere, […]. Et quoniam ob hoc ipsum oratores principalium de liga predictorum ad nos evocavimus, […], ideo nobilitatem quoque tuam monemus ut infra XXti dies postquam presentes littere ad notitiam tuam pervenerint oratores quoque unum seu plures ad Curiam nostram, cum mandato oportuno circa huiusmodi rem, mittere festines, […].

8

3 maggio 1458 (Roma8)

Ottone del Carretto a Francesco Sforza

Per altre mie heri mandate deve essere avisata vostra illustre signoria dela provisione fatta per la sanctità de nostro Signore in scrivere a questi principali dela liga et manday la copia dela bolla directiva ala maiestà del re d’Aragona et in simili forma, mutatis mutandis, se scrive ala illustre signoria de Venetia et a quella de Fiorenza. Manday ancora la copia dela bolla directiva alo illustre duca de Savoya. Hora mando a vostra excellencia, in forma autentica, la bolla directiva al prefato duca et un’altra ad essa vostra excellencia in la qual deveno essere le copie de tutte le predicte bolle. Et dicendo io al secretario che queste bolle directive alo illustre duca de Savoia et ali principali dela liga vorriano essere presentate per nuntio dela sede apostolica, referendolo poy esso ala sanctità de nostro Signore, sua beatitudine ce fece chiamare la sera et, […], ordinò che l’ambasiatore de Sena, […], mandi la bolla ala maiestà del re d’Aragona per uno sergiente d’arme, cioè per uno maziero de sua sanctità, […], et per un altro sergiente mandi a Fiorenze et a Venetia et così heri sera li disse, me presente, sua sanctità che dovesse fare et così esso ambasiatore ha deliberato exequire sine mora. A me disse mandasse queste a vostra excellencia, qual tenesse modo ancora fussero presentate alo illustre duca de Savoia, […].

9

3 maggio 1458 (Roma7)

Francesco Sforza a Ottone del Carretto

Vuy devete havere inteso quello ve havemo scripto delle novitate fatte per lo illustrissimo signore duca de Savoya contra el magnifico domino Ludovico Bollero et domino Honorato conte de Tenda, […]. Havendo dapoi nuy facto intendere al prefato signore duca ch’el faceva […] contra li capituli della pace et liga universale de Italia, ha demonstrato et scriptone et factone scrivere che lo voleva relaxare et revocare le zente soe dalla impresa, dimonstrando questa novità essere facta contra la mente et ordinatione, et niente è sequito. Imo havemo inteso che le gente del prefato duca hano toltola Rocha, Demonte, di lochi principali che havesse esso domino Ludovico, como intenderete per la introclusa copia de lettera d’esso domino Honorato, la quale cosa […] non la volemo comportare per modo alcuno. Siché del tutto volemo ne avisi la sanctità de nostro Signore, adciò intenda el tutto et sappia che, se veneremo ad cosa alchuna, gli veneremo non per voluntà, ma constrecti da necessità […], perché el desiderio nostro seria de vivere bene et pacificamente con tutti.

10

7 maggio 1458 (Roma13)

Ottone del Carretto a Francesco Sforza

Questa sera, […], ho ricevute lettere de vostra excellencia de XXVIII del passato, per le quale ho inteso quanto essa voria se fecesse in la cosa delo illustre duca de Savoia. Et quantunque in quella se sia fatto, come per altre mie del secondo et del terzo de questo vostra excellencia deve essere avisata, quanto è parso ala sanctità de nostro Signore convenirsi alo tenore deli capituli et in alcune cose alquanto più, nondimeno, per satisfare meglio a quello intendo essere voluntà de vostra excellencia, vederò se altro posso obtenere più conforme a quello che essa dimanda […].

11

8 maggio 1458 (Venezia21)

Francesco Sforza a Ottone del Carretto

Continuando in avisare quella illustrissima signoria deli processi delo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recomandati, te mandiamo inclusa la copia de lettere quale novamente ce scriveno li nobili da Cochonato, dela quale daray opportuna noticia ad essa signoria.

12

12 maggio 1458 (SG23)

Francesco Sforza a Corradino Giorgi

te mandiamo queste lettere quale scrive la sanctità de nostro Signore et altre che scrive la maiestà del signore re de Ragona ad quello illustre signore duca.

13

19 maggio 1458 (Roma20)

Francesco Sforza a Ottone del Carretto

Havemo recevuto le vostre lettere de dì II et VII del presente insieme con le bolle apostoliche directive ad nuy et al .. duca de Savoya con le copie dele altre scrive nostro Signore ad la maiestà de re de Ragona et al prefato duca de Savoya, al quale havemo mandate la sua per proprio messo.

Il 21 aprile 1458 inRoma2 Ottone del Carretto segnala di avere ricevuto Venezia8 e di essersi recato in ambasciata presso Niccolò V, che si è meravigliato del comportamento di Ludovico di Savoia, lodando invece Francesco Sforza. L’inviato ritiene che il pontefice prenderà spunto dal conflitto che oppone i due duchi per richiamare a Roma gli ambasciatori delle potenze italiane, nel contempo scrivendo a Ludovico di Savoia di desistere dall’aggressione (2). Il 23 aprile Niccolò V dice a Ottone del Carretto che il giorno successivo gli comunicherà la sua decisione (3). Il 24 aprile il papa risulta tuttavia dubbioso su come procedere, perché Guglielmo d’Estouteville, cardinale di Rouen, è intervenuto adducendo una serie di ragioni in difesa del duca sabaudo. Il 28 aprile l’inviato sforzesco riesce però a convincere il pontefice dell’inesattezza di quelle ragioni: Niccolò V si decide così a far preparare tre lettere apostoliche per Alfonso d’Aragona e le altre potenze della lega (nelle bolle si accenna anche a Siena, dove si è preoccupati per le mosse di Giacomo Piccinino) e una diretta a Ludovico di Savoia, di cui il 2 maggio l’inviato sforzesco invia le copie, allegandole a Roma6 (5). Il papa è intervenuto secondo quanto anticipato da Ottone del Carretto il 21 aprile (6 e 7). Il 3 maggio l’ambasciatore invia le bolle per il duca di Milano e il duca sabaudo: alla consegna di quest’ultima dovrà provvedere lo stesso Francesco Sforza (8), che la spedisce a Corradino Giorgi in Savoia allegata a SG23, datata 12 maggio (12). Per segnalare a Ottone del Carretto la ricezione dei documenti, il duca di Milano attende il 19 maggio (13) [25]. Circa venti giorni prima, però, in Roma4 lo stesso duca, dopo avere riferito di avere ricevuto Roma2 ed essersi compiaciuto della risposta di Niccolò V, aveva rilevato che la soluzione prospettata da Ottone del Carretto, poi effettivamente adottata dal pontefice, richiedendo tempi troppo lunghi avrebbe permesso a Ludovico di Savoia di sferrare l’attacco definitivo contro i suoi alleati. Francesco Sforza aveva quindi suggerito un breve di ben altro tenore (4): il 7 maggio l’inviato milanese risponde che cercherà di ottenere qualcosa di più conforme alle esigenze ducali (10). Nel frattempo Francesco Sforza, per convincere il papa della gravità della situazione e della necessità di provvedimenti rapidi, il 3 maggio comunica la perdita della rocca di Demonte (9). L’8 dello stesso mese da Venezia21 viene ricavata una seconda lettera originale, diretta quest’ultima a Ottone del Carretto (11).
Esaminiamo ora il caso del mancato invio di Venezia21 ad Antonio da Trezzo.

Tabella 54

Il mancato invio di Venezia21 ad Antonio da Trezzo

1

13 aprile 1458 (Venezia8)

Francesco Sforza a Marchese da Varese

volemo che subito te debii retrovare con la prefata illustrissima signoria […] et confortarla et pregarla per nostra parte che in executione deli capituli dela pace et liga gli piacia darne opportuno favore per la defesa, conservatione et tutela deli […] nostri adherenti et recomendati, […], deliberando totalmente defendere et sostenire li dicti nostri adherenti et recommendati et fare tuto quello ne sarà possibile per la reintegratione et recuperatione del stato loro.

2

27 aprile 1458 (Napoli15)

Antonio da Trezzo a Francesco Sforza

Tornato la sera a Capua, trovai uno cavallaro cum lettere de vostra celsitudine de dì XIIII° ad mi directive, le quale narrano le novitate facte per lo illustre .. duca de Savoya contra meser Aluyse Bollera, quelli da Cocona’ et li conti de Tenda, per le quale, tornato in campo, fui cum la […] maiestà, alla quale, exposto quanto la prefata signoria vostra per dicte lettere me comanda, essa, inteso el tuto, me respose che la excellentia vostra liberamente attenda a fare quanto gli pare contra el prefato .. duca de Savoya, che sua maiestà non ne receverà displicentia alcuna, ymo, bisognando, ve prestaria ayuto et favore. Et subiunxe che scriveria ad esso signore .. duca in bona forma. Et così commisse a Talamancha che scrivesse, come per le alligate la excellentia vostra vederà, dele quale ve mando la copia inclusa, le quale lettere, per non essere expedite, non ho potuto mandare più presto. Siché in questo la excellentia vostra, come chiara dela mente de questo signore, sa quello ha da fare. Se, mandando la signoria vostra queste lettere al duca de Savoya, la signoria sua forsi volesse tenere la cosa in pratica più che non piacesse alla signoria vostra cum dire de volere respondere qua et ve paresse de seguire impresa alcuna contra luy senza meterli più tempo, credo che questo signore re non ne farà caso. […]. De questa lettera directiva al prefato .. duca de Savoya la signoria vostra debbe remanere molto bene contenta, maxime ch’io fui presente quando fu commissa, che furono proprie parole dela prefata maiestà. Et erali presente meser Hercules, fratello delo illustre duca de Modona.

3

8 maggio 1458 (Venezia21: non inviata)

Francesco Sforza a Ottone del Carretto

Continuando in avisare quella illustrissima signoria deli processi delo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recomandati, te mandiamo inclusa la copia de lettere quale novamente ce scriveno li nobili da Cochonato, dela quale daray opportuna noticia ad essa signoria.

4

12 maggio 1458 (SG23)

Francesco Sforza a Corradino Giorgi

te mandiamo queste lettere quale scrive la sanctità de nostro Signore et altre che scrive la maiestà del signore re de Ragona ad quello illustre signore duca.

5

19 maggio 1458 (Napoli18)

Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo

Hebbemo la tua lettera de dì 17 del passato con quella scrive la maiestà del signor re al duca de Savoya per la novità ch’el fa contro questi nostri adherenti et la copia d’essa inclusa alla nostra. Inteso el tutto, rimasemo molto satisfacti et mandassimo dicta lettera regia al prefato signore duca de Savoya, siché volemo ne ringratii summamente la maiestà del signore re de quanto ella te ha dicto et scritto per nuy al dicto duca, […].

In Napoli15, datata 27 aprile, Antonio da Trezzo segnala di avere ricevuto Venezia8 [26] e di essersi recato in ambasciata presso Alfonso d’Aragona. Il re autorizza Francesco Sforza a fare quanto gli pare contro Ludovico di Savoia: se necessario, è persino disposto a fornirgli aiuto. Ha inoltre scritto una lettera al duca sabaudo, che l’ambasciatore invia insieme a una copia (2). Quando l’8 maggio viene redatta la minuta di Venezia21, Napoli15 non è ancora giunta a Milano. Da Venezia21 viene innanzi tutto ricavata la lettera per Marchese da Varese, primo destinatario indicato. Al momento di scrivere a Boccaccino Alamanni e Nicodemo Tranchedini, come sappiamo, la ricezione di Firenze16 induce a non scrivere alcun documento da spedire a Firenze. Segue la redazione delle lettere per Ottone del Carretto e Antonio da Trezzo. Vengono quindi depennati i nomi dei destinatari delle tre missive ricavate da Venezia21, di cui è ormai imminente l’invio. A questo punto arriva Napoli15: in attesa di valutare le informazioni in essa contenute si spediscono solo le missive dirette a Marchese da Varese e Ottone del Carretto. In seguito alla lettura di Napoli15, ritenendo più che soddisfacente la risposta del re in merito al comportamento di Ludovico di Savoia, si decide che non è necessario informare ulteriormente Alfonso d’Aragona: Venezia21 non viene pertanto inviata a Napoli (4) [27]. La missiva reale diretta al duca sabaudo è quindi spedita a Corradino Giorgi allegata a SG23, datata 12 maggio, insieme alla bolla di Niccolò V (4). Come nel caso della bolla papale, per segnalare ad Antonio da Trezzo la ricezione di Napoli15 Francesco Sforza attende il 19 maggio con Napoli18 (5) [28].
L’analisi di Venezia21 ci conferma dunque della validità dell’ipotesi esposta a pag. 87 riguardo alle caratteristiche dei ff. 19-20 strappati dal Registro delle missive n. 44. Come in questi ultimi le missive non depennate corrispondono a lettere non inviate, con l’eccezione di #M44-20v [A]#, così i nomi non barrati di Venezia21 corrispondono a destinatari cui non si è inviata alcuna lettera. All’opposto come nei ff. 19-20 le missive depennate sono state effettivamente inviate, i nomi barrati di Venezia21 ne rappresentano i reali destinatari, con l’esclusione di Antonio da Trezzo. I ff. 19-20 e Venezia21 presentano pertanto un errore speculare: nei primi infatti non è stata depennata #M44-20v [A]#, nonostante la missiva sia stata spedita, nella minuta risulta invece depennato un destinatario cui Venezia21 non è stata inviata.

[18] Si veda in proposito p. 23, n. 16.
[19] La parola «ditto» non è corretta, perché Bartolomeo Pisani viene citato per la prima volta.
[20] Se non fosse per le parole di Marchese da Varese in Venezia22, non sapremmo nulla della duplicazione di Venezia16: quest’ultimo documento è dunque caratterizzato da un errore, ossia la mancanza di una nota che ricordi l’avvenuta duplicazione.
[21] Nicodemo Tranchedini scrive che «li .. signori […] repigliarono le parole de hogi terzo dì», non potendosi che riferire al 17 aprile, perché Firenze11 è datata 20 aprile. Si tratta però di un errore: in Firenze9, del 19 aprile, si legge infatti che «Hogi, terzo dì, a sera hebi la vostra de 13 circa al’insulto facto per lo illustre .. ducha de Savoya […], la quale mostray quella medesima sera al magnifico Cosimo. Heri matina de suo parere la mostray ad questa excelsa .. Signoria, dala quale, […], hebi questa conclusione: che […] per rispecto ancora che reputano essere unum et idem cum vostra illustrissima signoria, non dubitavano che questo populo ve aiutaria et concoreria ad vendicare questa iniuria». L’inviato sforzesco scrive «Heri matina»: quindi le prime parole della Signoria risalgono al 18 aprile, non al 17.
[22] Occorre rilevare che si è in presenza di una curiosa inversione cronologica: a differenza di quanto sostenuto in Firenze15, infatti, Francesco Sforza prima con SG13-All2, datata 7 aprile, scrisse a Corradino Giorgi di pregare Ludovico di Savoia «voglia subito fare retrare le […] zente dal’impresa et revocare ogni novità facta et non impazarse deli nostri adherenti et recommendati, certificando la signoria soa che non lo facendolo […], provederemo ala salute et defesa deli adherenti et recommendati nostri», poi, il 13 aprile, informò le potenze della lega con Venezia8 di quanto stava accadendo. Si può ovviamente escludere che in Firenze15, datata 27 aprile, il duca volesse riferirsi a SG19-PS, del 2 maggio, in cui in modo simile a SG13-All2 ordinava a Corradino Giorgi di «pregare la signoria soa gli piacia […] procedere ala liberatione d’esso domino Aluyse et ala restitutione dele cose a luy tolte et a revocare le soe zente dal’impresa et non lassarle procedere più oltra, certificando la signoria soa che, cossì facendo, farà cosa debita et conveniente al’honore suo […], onde che non lo facendo la signoria soa non se ha a maravegliare nì dolerse se nuy, […], ne moveremo a fare dele cose che forse gli poteriano despiacere». Se invece per assurdo si volesse ipotizzare che in Firenze15 il duca si riferisse proprio a SG19-PS, si dovrebbe supporre nella stessa Firenze15 un errato uso dei tempo verbali: al posto del passato prossimo («Volemo che […] avisi como havemo mandato dipoy ad lo prefato duca de Savoia ad dirgli ch’el vogli revocare quelle gente et le offese da quelli nostri […]») si sarebbe dovuto utilizzare il futuro. In realtà il 27 aprile in cancelleria non poteva esservi alcuna idea di quello che sarebbe stato il contenuto di SG19-PS: la redazione di quest’ultima lettera dipese infatti dalla ricezione di TS2, che poté avvenire solo l’1 o il 2 maggio, in ogni caso dopo la redazione di SG19, datata 1 maggio, altrimenti si sarebbe accennato a TS2 nella stessa SG19.
[23] Il giorno dell’arrivo di Antonello Pagano suscita in realtà qualche dubbio: in Firenze17, datata 4 maggio, Francesco Sforza scrive infatti a Nicodemo Tranchedini prima che «Per l’altre nostre haverite inteso quanto sii seguito per lo illustre signore duca de Savoya contro quelli nostri adherenti et recommandati et terre loro, cioè miser Aluise Boleri, conti de Tenda et gentilhomini de Coconato, et li modi quali fin’ad qui ha servati et serva et le bone parole ha usate in volere desistere, che sono state contrarie ad li effecti», poi «del torre la rocha del luogho de Demonte», riferendosi rispettivamente a Venezia8, datata 13 aprile, e Roma7, del 3 maggio. «Dapoy», precisa «scritte l’altre lettere, è giunto qua uno Antonello Pagano, secretario del serenissimo re Renato»: non si capisce francamente a quali «altre lettere» successive al 3 maggio possa riferirsi Francesco Sforza né perché, se l’ambasciatore angioino è giunto a Milano il 4 maggio, non si ricorra più chiaramente all’avverbio «oggi». Poiché poi Antonello Pagano riparte «domane», ossia il 5 maggio, non si può non rilevare la rapidità della sua missione. Nelle poche ore trascorse nel capoluogo lombardo non solo espose la sua ambasciata, ma riuscì pure ad accordarsi con il duca, che quindi provvedeva a scrivere a Renato d’Angiò con M44-22r [B]. Questa efficienza suscita in effetti alcune perplessità: è inevitabile domandarsi se Antonello Pagano, che il 25 aprile, come segnalato in Monferrato1, si trovava ad Asti, non sia per caso giunto a Milano prima dell’invio di Roma7, ossia prima del 3 maggio. L’errore consisterebbe nell’aver anticipato il riferimento alla perdita della rocca di Demonte: le parole «Dapoy scritte l’altre lettere» si riferirebbero dunque a Firenze15, del 27 aprile. Si potrebbe quindi supporre che l’arrivo di Antonello Pagano sia avvenuto il 28 o il 29 aprile, determinando il blocco temporaneo dell’invio a Pietro da Gallarate di #M44-19v-20r [C]#, divenuto poi definitivo in seguito alla nascita di Ottaviano Sforza (si vedano in proposito le pp. 66-68): quest’ultimo evento e l’impressione che l’esito dell’ambasciata sarebbe stato un nuovo corso delle relazioni diplomatiche angioino-sforzesche avrebbero infatti reso non più attuali alcune informazioni della missiva (punti 5 e 6 della Tabella 38). Si tratterebbe in sostanza di un’altra inversione cronologica, simile a quella di Firenze15 esaminata alla n. 69, entrambe segnalate dalla presenza dell’avverbio «dapoy»: si deve tuttavia precisare che le ipotesi esposte non sono dimostrabili.
[24] Per l’esito dell’ambasciata di Antonello Pagano si veda p. 72.
[25] Bisogna rilevare che in Roma20 non viene segnalata la ricezione della lettera cui erano effettivamente allegate le bolle, ossia Roma8, datata 3 maggio. Nella stessa minuta si legge inoltre che sono state ricevute «le copie dele altre scrive nostro Signore ad la maiestà de re de Ragona»: tuttavia nel documento cui ci si riferisce, vale a dire Roma9, sono indicati 4 destinatari (oltre ad Alfonso d’Aragona «duci Mediolani, domino Venetorum, Florentinis»), non uno solo. Nella stessa Roma9 pare d’altra parte un’imprecisione, se non un vero e proprio errore, l’indicazione di Francesco Sforza come destinatario: non solo il contenuto della bolla diretta al duca di Milano (si veda Roma12) è sensibilmente diverso, ma in Roma6 Ottone del Carretto riferisce che «Sua sanctità […] ordinò se fecesse ala maiestà del re et ali altri principali dela liga lettere apostolice III», non quattro. Si consideri poi che in Roma8 a proposito della «copia dela bolla directiva ala maiestà del re d’Aragona» Ottone del Carretto aggiunge che «in simili forma, mutatis mutandis, se scrive ala illustre signoria de Venetia et a quella de Fiorenza», non citando dunque Francesco Sforza, come se appunto il duca si trovasse per errore fra i destinatari di Roma9.
[26] L’ambasciatore commette un errore di datazione, perché segnala la ricezione di «lettere […] de dì XIIII°», mentre Venezia8 è datata 13 aprile.
[27] Fu invece inviata Firenze19, non solo a Napoli, ma anche a Firenze e Roma. Firenze19 è lettera che non senza ragione si potrebbe considerare come emblema di una fase di febbrile corrispondenza: redatta il 7 maggio, il duca riferisce di essere stato informato «del’intrare del figliolo del duca Renato in Zenova con l’armata ad dì V del presente». L’8 maggio, «hora XIII», in seguito all’arrivo a Milano di nuove notizie, «Dapoy, facte le lettere et date al cavallaro hier sera», alla lettera viene aggiunta un’«appodixa», presto sostituita, «hora XIIII», da una zedola. Quest’ultima contiene informazioni in contraddizione con la lettera: in essa infatti Francesco Sforza riferisce che «più dì sonno havemo havuto noticia che l’armata de Provenza doveva venire prima ad Savona […] et possa venire ad Zenova». Ora è avvisato da «Savona como Iohanni Cossa era lì mandato dal duca de Calabria et che el dicto duca cum l’armata […] era presso lì ad Savona, pur non era anchora gionto. E questo fo veneri dì a dì V del presente. E de verso Zenova non havemo altro de novo […]», se non quanto scritto il giorno prima. Non si capisce, dunque, se Giovanni d’Angiò si trovi già a Genova o solo nei pressi di Savona. E infatti il duca di Milano chiude la «zedola» precisando, quasi a scusarsi: «Nuy mandiamo li advisi de hora in hora punctaliter como li havemo». La ricezione di Firenze19 viene segnalata da Antonio da Trezzo in Napoli17, dove riferisce di avere «exposto […] quanto la signoria vostra me scrive per sue de dì VI del presente de le cose de Zenoa, al che sua maiestà ha resposto che molto ve ringratia de li avisi che li dati et vi prega, […], faciati così per l’advenire, […]. Qua già era aviso ch’el duca de Calabria è giunto in Zenoa, […]»: come si sarà notato, l’ambasciatore sforzesco sbaglia la data di Firenze19, che non risale al 6, bensì al 7 maggio (segnaliamo qui che la lettera riguardante Genova datata 12 maggio secondo Francesco Senatore «non pervenutaci» – Dispacci sforzeschi da Napoli, Napoli, Carlon Editore, p. 636, n. 1; si veda anche Napoli19 – si trova in realtà in Roma18). Può essere utile osservare che se la ricezione di Firenze19, inviata l’8 maggio, viene segnalata in Napoli17, nella stessa Napoli17 Antonio da Trezzo avrebbe dovuto segnalare la ricezione di Venezia21, nel caso in cui ovviamente quest’ultima missiva gli fosse stata spedita. Per concludere, segnaliamo che Ottone del Carretto, quando accenna a Firenze19, di cui abbiamo l’originale inviato a Roma, ossia Roma14, curiosamente scrive di avere «ricevute questi dì lettere de vostra excellencia dele cose de Genoa date a dì VIII», commettendo l’errore di riferirsi non alla data della lettera, bensì a quella della «zedola».
[28] Come Napoli15, anche Napoli18 è caratterizzata da un errore di datazione. Nella minuta si legge infatti: «Hebbemo la tua lettera de dì 17 del passato con quella scrive la maiestà del signor re al duca de Savoya». Tuttavia Napoli15 non è datata 17, ma 27 aprile. Può essere poi il caso di rilevare che l’8 maggio Francesco Sforza riceve sia la bolla del papa sia Napoli15: rispondendo a Ottone del Carretto e Antonio da Trezzo nello stesso giorno, ossia il 19 maggio, in Roma20 ricorre al passato prossimo «Havemo recevuto» (si veda il punto 13 della Tabella 53), in Napoli18 al passato remoto «Hebbemo».

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