SG4

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FRANCESCO SFORZA A CORRADINO GIORGI
18 gennaio 1458, Milano

Mediolani die XVIII ianuarii 1458.
Conradino de Georgiis apud illustrem dominum ducem Sabaudie.
Havemo ricevuta la tua littera de dì XXIII del passato et inteso quanto tu ne scrivi. Respondendo ad quella et primo ala parte de misser Aluyse Bolero, te dicemo che per altre nostre littere haveray inteso quanto tu hay ad exequire per la liberatione sua et como. Dapoy te havemo mandato la polvere da fare dormire che tu ce richiede, ma, perché hora tu ne scrivi che misser Aluyse dice che, venendoli facto el modo ch’el cercha de fugire per la via de dicta polvere et confortandolo nuy ad questo, el voria pigliare una de doe vie, zoè andare a Sasello overo ad Busena nel Dalphinato per la via del fiume del Rodano mediante la provisione d’una barcha* fornita d’homini et de victualie etc., dela quale barcha voria che nuy facessemo la provisione, dicemo: primum che non haveressemo el modo de providere de dicta barcha, ma che, potendo et havendo luy el modo de fugire et de salvarsi, nuy glilo confortiamo et la polvere che te havemo mandata serà sufficiente ad questo, zoé per fare dormire li guardiani, havendogli luy apresso le altre provisione necessarie, secundo dicemo che, non havendo luy el modo de potere fugire et de salvarsi como è dicto, ello non se debia movere ad fare cosa alcuna, adciò non gli intervenisse pegio, ma pur, quando esso se vedesse havere el modo et deliberasse per la via de dicta polvere fugire, ne pare et così te dicemo, per evitare ogni scandalo che ne potesse seguire, che de cinque dì inanzi ch’el se venga al’atto de operare dicta polvere tu con qualche bono modo debii pigliare licentia da quello illustrissimo signore et ritornartene qua, facendo in modo che tu possi esser fuori del suo dominio inanzi el dì che se operava dicta polvere et venendo per la via de Ast, s’el te parerà per quella via più presto potere uscire del dicto suo dominio, ordinando con lo prefato misser Aluyse che tuti quelli che luy operarà et saperano de dicta polvere se ne fugano et vadano insieme con luy, adciò che per alcuno modo non venesse ad orechie del prefato illustrissimo signore che nuy l’havessimo facto fugire, però che ad nuy ne seguiria et carico et mancamento d’honore, ma vogli avisare esso misser Aluyse che prima vogli bene pensare et repensare sopra questa cosa et non se mettere ad farla se prima el non conosca veramente che gli possa reuscire el pensero, perché, principiando la cosa et non gli possendo reuscire el pensero, gli poria intervenire pezo, como è dicto, ma che, conoscendo che non gli possa reuscire el pensiero per questa via, el vogli più tosto havere patienti per un pezo, perché non mancheremo de sollicitare la liberatione sua per ogni altra via.
Ala parte de quello Iohanne** de Mansin che è venuto de Franza et che te ha parlato circha li facti de Alexandro nostro fratello et circa el parentado havemo facto con lo serenissimo re de Ragona etc. et così ale altre parte che tu ne scrivi, non accade altra risposta, se non che havemo inteso quello tu scrivi et del tutto restiamo avisati et satisfacti de ti et ne comendiamo la tua diligentia.

* Si noti che, rispondendo a GS2, Francesco Sforza utilizza il termine «barcha» e non la parola «fusta» presente nella stessa GS2, in modo da sottolineare la rilevanza di quest’ultima. Poiché «fusta» equivale al termine «legno» impiegato da Dante Alighieri nella Divina Commedia, che non indica solo la «sostanza di cui sono formati gli alberi», ma significa anche «barca, imbarcazione in gen.» (cfr. Siebzehner-Vivanti, Dizionario della Divina Commedia, Milano, Feltrinelli, 1965, p. 330; cfr. INF, III, 93: «più lieve legno convien che ti porti»; ), si vuole guidare il lettore verso la metonimia introdotta dal toponimo «Buseria», il quale mediante il riferimento al bosso rimanda alla «fusta» per mezzo della quale dovrebbe avvenire la liberazione di Ludovico di Savoia. Si instaura pertanto la seguente proporzione: «fusta»[legno] : «Buseria»[bosso] = «fusta»[barca] : «Buseria»[barca]. Cfr. «8.6. Il batiscafo fluviale borgognone (in legno)».
** Si noti che, rispondendo a GS2, Francesco Sforza chiama correttamente Jean d’Amancier, in modo da sottolineare la rilevanza dell’errato «Iacobo» della stessa GS2.

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