7.1. «Iohannes de Seiselo, marescallus Sabaudie»

In M34-244r, missiva priva di data [33], Francesco Sforza scrive a «Iohanni de Seiselo, marescallo Sabaudie», che «gratum admodum nobis fuit intelligere […] quam prompto animo se exhibuerit vestra magnificentia, quantam[m] operam dederit pro remissionibus malefactorum fiendis» [34]. In M34-243v, datata 16 aprile 1457, il duca di Milano segnala ai signori del Consiglio cismontano di avere saputo che Arcimbaldo de Abzat «iussu vostro in terra Pinaroli detentum esse». Francesco Sforza prega che «ipsum Arcembaldum custodiri et non relaxari facere volint, donec ab illustri domino domino vostro, […], edocte fuerint quid de eo fuerit agendum nec enim ambigimus celsitudinem suam pro iure, amicitie et affinitatis, huiusmodi crimen molestum aeque ac nos habiturum esse». Il «crimen» cui accenna il duca è l’aggressione e il furto compiuti da Arcimbaldo nel maggio del 1454 ai danni del consigliere sforzesco Tommaso Moroni da Rieti, di ritorno dalla Francia, dove era stato inviato come ambasciatore presso Carlo VII. Nei fogli successivi di Missive 34 il tema della detenzione di Arcimbaldo passa in secondo piano, soppiantato dalla questione relativa all’omaggio dei signori di Cocconato [35], per la quale in M34-247r, del 29 aprile, Francesco Sforza risulta preparare lettere credenziali per Andrea Maletta destinate anche a «Iohanni de Seysello, marescallo Sabaudie».
La cattura del mercenario è confermata dall’interrogatorio dello stesso eseguito a Vigevano da Gentile Della Molara il 23 settembre 1458 [36]. Arcimbaldo narra che «recessit a terra Centallis, causa eundi in Dalfinatum, et, dum applicuit Pinarolum, spectabilis dominus Anthonius de Romagnano, […], fecit ipsum captivum». Più oltre il mercenario racconta di avere ricevuto da Ludovico di Savoia l’ordine di catturare Ludovico Bolleri («dux Sabaudie dixit dicto Arcimbaldo: “Facias taliter quod habeam dominum Ludovichum et eius filios et Centallem, quod sic sum dispositus, […]”, […] et hec omnia vollentibus et consentientibus domina ducisa, domino mareschalco Sabaudie»). Nell’interrogatorio il maresciallo, citato nove volte ma mai per nome, si conferma il «più contrario» al signore di Centallo: infatti, «interogatus dictus Arcimbaldus quid debebat facere de domino Ludovicho, respondit quod dominus mareschalcus dixit ey: “Interfice eum”».
In un altro interrogatorio di Arcimbaldo de Abzat, eseguito a Novara il 29 settembre [37], il maresciallo viene menzionato due volte e in una identificato. Il guascone riferisce infatti che «de anno MCCCC°LVII, de mense augusti, de die non recordatur, dum esset dictus Arcimbaldus in stufa penes cameram magnifici domini de Bargiath, mareschalli Sabaudie, videlicet in castro Giambariaci, dixit idem dominus mareschallus dicto Arcimbaldo, et presente domino de Lornay: “Quocienscumque accipies castrum Centalli, facias quod des dicto domino Ludovico ictus quatuor vel quinque daghe […]”».
Il «mareschallus Sabaudie» citato è «dominus de Bargiath»: si tratta pertanto di Jean de Seyssel. Alla luce di questa testimonianza e delle altre due presenti in Missive 34, cui corrisponde l’assenza di un qualsiasi riferimento a Gaspard de Varax, riteniamo che anche il maresciallo di Savoia segnalato in Giorgi1-Es, in GS8, in GS9 e nell’interrogatorio del 23 settembre debba essere identificato con Jean de Seyssel.

[33] La missiva, che non presenta neppure la consueta nota redazionale «Data ut supra», è preceduta e seguita da missive la cui data risale all’aprile del 1457.
[34] Ai trattati di estradizione accena brevemente Gabotto (1892: p. 9, n.5, e p. 42, n. 2).
[35] Cfr. Gabotto (1892: pp. 42-43 e p. 50) e Durando (1896).
[36] Il documento si trova presso l’Archivio di Stato di Milano, Fondo Sforzesco, Carteggio Interno, cartella Pavia 756.
[37] Il documento si trova presso l’Archivio di Stato di Milano, Fondo Sforzesco, Potenze sovrane, cartella 1586, Atti e scritture giudiziali.

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