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FRANCESCO SFORZA AD ANTONIO DA CARDANO
27 maggio 1458. Minuta.

MCCCC°LVIII die XXVII maii.
Instructio Antonii de Cardano ad illustrem dominum ducem Sabaudie profecturi.
Antonio. Volemo che vadi al’illustre signor duca de Savoya et facte per nostra parte le debite salutationi gli exponerai che, licet dal canto nostro nuy per molti modi, cum messi suoi et nostri, cum lettere et cum tenere già tanti mesi passati continuamente presso ad la soa excellentia (a) nostro ambassatore, solicitando cum ogni instantia ch’el se facesse conveniente et debita provisione cercha le novitadi facte tanto contra li gentilhomini da Coconate, nostri recommendati, quanto contra messer Aluyso Bollero, nostro adherente, habiamo amplamente satisfacto ad la honestade, ad la amicitia et ad la convinctione et fraternitade nostra, in modo che de tanta nostra humanitade et patientia non solo ne resulta detrimento ad li predicti sotto l’umbra nostra cossì indebitamente oppressi, ma ad nuy medesimi ne succede grandissimo carico, mancamento et vergogna, nientemeno, essendo nuy dal canto nostro dispositissimi al vivere pacifico cum ciascuno et precipue cum soa excellentia, verso la quale, per la singulare benivolentia et propinquitade è tra nuy, non poressimo fare alcuna cosa che credessimo essergli molesta, se non come inviti et sforzati dal debito dele obligationi et contracti li quali non possiamo negligere, iterum et postremo ne siamo mossi ad mandare ti, adciò che soa excellentia ancora intenda la nostra dispositione et per essere horamay chiari che exito intenda esso signore dare ad queste cose. Et atteso che per messi nostri quali habiamo in questi proximi dì mandati verso Roccha Sparavara et quello paese et per lettere havute sì da molti de quelli de miser Aluyse Bollero et sì da meser fratre Giorgio da Piolzascho, governatore de Vercelli, mandato secondo ne era dato ad intendere ad quelle parti per fare levare le offese da quelle terre de meser Aluyse et per fargli restituire le terre tolte et robba soa et etiam per fare opera che Centallo se trahesse de mane de Arcimbaldo et se redesse al prefato meser Aluyse, intendemo chiarissimamente non succedere effecto alcuno de quello era stato persuaso ad Conradino Giorgio et secondo ad luy era dato ad intendere cossì scripse ad nuy, videlicet che meser Aluyse Bollero era riposto in soa libertade et che per l’andata del prefato meser frate Giorgio se provederia statim ad lo levare dele offese et restituere dele cose et terre tolte, immo le offese se continuano et lo campo non se leva de là, meser Aluyso non è lassato, al facto de quelli da Coconate similiter niuna provisione si fa, volemo che exhorti, richiedi et preghi cum ogni instantia et efficacia soa excellentia che horamay gli piaccia effectualmente fare opportuna provisione ad la restitutione deli prefati gentilhomini recommendati et adherente nostri, però che non è verisimile (b) quando luy dispona che quelle soe genti se levino de là et che Demonte sia restituito et che Centallo se recuperi et se adimpisca quello che al nostro è dato ad intendere essere commesso ad meser fratre Giorgio, non è verisimile non habia effecto, et perché forse soa excellentia te dirà essere advisata dali soy che se le offese non sono levate è proceduto per diffecto de quelli che sono in Roccha Sparavara et non per li suoi, perché, essendo li predicti de dicta Roccha stati richiesti de levarsi hinc inde le offese et de fare certa treuga, hanno renisato de farlo, porai replicargli che questo non è credibile manchi dal canto deli nostri, perché è più verisimile che loro, essendo restretti et patendo sinestro de molte cose, acceptariano voluntieri ogni cessatione de offese quando potesseno haverla senza (c) sincera, ma la dicta treuga pare gli sia stata offerta cum tale conditione che seria per loro troppo pericolosa et dicono loro che tutto questo se voria fare per condurli ad consumare quelle victualie che hanno dentro et redurli ad termini che poy gli fosse necessario condursi cum la correza ad la gola ad assignare quella forteza et subsequenter ad perdere tutto lo resto. Concludendo, sforzati intendere la vera et sincera opinione del prefato signore cercha queste cose et se la excellentia soa dice de volere fare realmente exequire quello è expediente, videlicet che meser Aluyse liberamente sia riposto in soa libertade senza quelle conditioni che gli sono richieste et restituito ad le terre et cose soe et che lo campo se levi de là, (d) item ch’el se proveda ad lo facto de quelli da Coconate, facendo adimpire quello appontamento che fuo facto tra lo spectabile Andrea Maleti, suo ambassatore, et dicti gentilhomini, (e) nuy ne receveremo singulare piacere et comprenderemo che soa excellentia facia estima dela benivolentia et convinctione nostra et caripenda lo honore suo et nostro et in questo caso siamo contenti che tu soprasedi lì per questi pochi dì, ma in quanto tu havessi solamente parole et non vedi succederne effecto et executione la quale tu vedi, intendi et tocchi cum mani, in modo che ne sii certo, volemo te ne ritorni, declarando prima ad quello signore che nuy non possiamo più tolerare queste oppressioni deli predicti cum tanta nostra graveza et vergogna et che, se nuy provederemo al’interesse deli predicti, secundo siamo astretti da vinculi de capituli et pubblici et privati et dal’honore nostro, lo quale preponemo ad qualunque altra nostra facultade, et per questo sequisse cosa che recrescesse a soa excellentia, non serrà da ascrivere ad nuy, ma ad chi ne dà materia de venire ad questo penitus contra ogni nostra dispositione, se non fossimo violentati ad fare altramente. Et per quanto hay cara la gratia nostra, habi bona advertentia de non dimorare lì se non in caso, come habiamo dicto, che tu sie bene chiaro et certo che le cose se mettano ad effectuale execucione, perché non disponemo che tu suprasedi lì cum più nostro carico come è restato dicto Conradino, lo quale contra la nostra impositione et molte nostre lettere è dimorato lì lassandosi legermente persuadere molte cose vane et senza alcuno effecto.
Ceterum, apresso al prefato signore farai instantia, quando lo facto de meser Aluyse Bollero sia per havere bono effecto, che omnino Arcimbaldo sia remesso in mani nostre per poterlo castigare deli suoi demeriti et, vel saltem, ch’el sia astretto ad la satisfactione dela robba che tolse al spectabile meser Tomaso da Riete, nostro consiglero et ambassatore, ritornando de Franza, come tu hay inteso, et cerca ciò metti ogni studio et diligentia, perché tale iniuria reputiamo fosse facta ad nuy proprio.
Et se tu trovarai che dicto Conradino sia presso al prefato signore, siamo contenti, perché luy pure è informato de queste cose tutte, ch’el se ritrovi cum ti ad fare questa ambassata al prefato signore, ma volemo che, partendoti de là, similiter luy omniamente se ne levi et ritorni ad nuy et cossì gli commanda per nostra parte.
Postremo, de quanto occorrerà fa che subito tu ne faci per toe lettere piena notitia, ad ciò che, intesa la toa relatione, sapiamo quello habiamo ad fare dal canto nostro.

(a) «Conradino Giorgio» scritto nell’interlinea.
(b) Le parole «non è verisimile» più che essere depennate sono sottolineate.
(c) La parola «senza» più che essere depennata è sottolineata.
(d) Nel margine destro aggiunto con un segno di richiamo:
«el che vederai de
intendere molto ben
se tu devessi andare
personalmente a vedere,
»
(e) Nel margino sinistro aggiunto con un segno di richiamo e poi depennato con tre tratti obliqui:
«et de queste cose tu (f) intendi et
palpi che fra quattro o sei che (g)
sen facia executione reale
et non cum parole, se ben devessi
andare fin là a vedere
con l’ochio
».
(f) «vedi» scritto sopra «tu intendi» con un segno che ne indica l’inserimento fra le due parole.
(g) «che» scritto dopo che è stato depennato «che fra quattro o sei dì».

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